Caseificio Cicatelli
Il Caseificio Cicatelli è situato in un antico casale di famiglia, sulla linea di confine tra i comuni di Serre ed Altavilla Silentina, nel verde dell’oasi WWF di Persano, circondata da uno splendido uliveto.
L’azienda, nata da una felicissima intuizione dei fratelli Adriano e Loris Cicatelli nel Marzo 2009, in pochi anni è passata dalla lavorazione di 100 litri di latte di bufala al giorno a 5000 litri.
Niente chimica, latte ritirato quotidianamente nel raggio di 5 chilometri, per rispettare la trattazione del latte crudo, mai pastorizzato, appena munto, con l’aggiunta unicamente di caglio e sale, per produrre la regina della tavola, dal colore bianco porcellanato, con crosta sottilissima, sapore delicato, al cui taglio presenta quella copiosa, sensuale fuoriuscita di latticello dall’intenso profumo.
Il Caseificio Cicatelli ha da sempre puntato all’eccellenza, alta qualità e non quantità, lavorando alla ricerca di quel sapore senza tempo che può essere ricreato esclusivamente selezionando allevatori e latte, controllandoli settimanalmente con analisi accurate e cercando in ogni modo di azzerare passaggi e macchinari, idealmente facendo iniziare la lavorazione appena il latte fuoriesce dalle mammelle della bufala.
Il duro lavoro al caseificio inizia alle 5 del mattino, quando il latte viene ritirato presso gli allevamenti, e alle 9 i consumatori possono già acquistare il prodotto finito e freschissimo, il tutto mentre i camion sono già in viaggio per evadere le richieste dei clienti di tutto il mondo.
Ma il caseificio Cicatelli non guarda solo alla mozzarella, in tutte le diverse forme tipiche, quali ciliegine, bocconcini, nodini, trecce, per spaziare dalla ricotta al formaggio, sino alla scamorza e al caciocavallo.
Gli splendidi prati e spazi che circondano il caseificio diventano il tòpos, il dove, che diventa condizione dell’esistenza, punto di riferimento dell’esperienza, che consente la progettualità e l’attuazione, l’esistenza razionale, aprendo all’arte, e quindi assumendo la caratteristica comunicativa o sociale di “luogo familiare”.
L’arte casearia, l’educazione al gusto, la gastronomia, così come l’arte in sé è esperienza, è sempre prima “come” e poi “perchè”: solo grazie a un dove che stabilizzando, normalizza, è possibile rendere comune l’esperienza, familiarizzarla, nel senso di comunicarla.